Loveless dei My Bloody Valentine compie 30 anni. Parliamone.

 


di Alessandro Beghetto


Mamma mia ragazzi (non quella dei Måneskin, che schifo!).

Quando si va a scomodare album del genere, non ci si rende conto di avere molta carne al fuoco.

Ed è proprio Loveless dei My Bloody Valentine (mbv per gli amici) di cui andremo a trattare oggi.

 

Ricordo abbastanza nitidamente come mi sono approcciato all’ascolto di quest’album: era il 2018/2019 ed ero in piena fase compositiva con il mio gruppo emo/shoegaze Heaven or Las Vegas (piccolo momento adv, CLICCATE CLICCATE CLICCATE) e stavo cercando dei suoni che mi potessero “servire” per le melodie di basso. Al tempo feci man bassa di tutti gli album shoegaze che mi capitavano sotto mano. Spaziai dagli Slowdive ai Cocteau Twins, fino a passare ai nostrani Cosmetic; finché arrivarono loro: I My Bloody Valentine.

Per essere sincero non mi ci soffermai molto, troppo “rumorosi” e con delle linee di basso che al tempo non erano dentro al mio target. Ahimè, ho dovuto ricredermi fortemente.

Con il lockdown del 2020 e l’enorme tempo che questo ci ha regalato, decisi di recuperare tutti quegli album che avevo tralasciato via a via nel tempo, ed uno dei primi fu proprio Loveless. Forse per la maturità musicale acquisita o forse per il maggior tempo che avevo per dedicarmici, questo fu uno di quegli album che mi rapì al primo ascolto dall’inizio alla fine.

Loveless è il secondo lavoro dei My Bloody Valentine, uscito ufficialmente il 4 Novembre 1991 ed oggi compie trent’anni.

 

Quest’album, come quasi tutti gli altri lavori dei mbv, sono frutto del genio del loro frontman Kevin Shields. Il suono distorto, circondato da tonnellate di riverbero, crea un wall of sound che difficilmente sarai capace di ignorare.

 


Quattro colpi di rullante e via, il disco comincia così con la chitarra di Kevin che ti si fionda nelle orecchie come un coltello affilato che entra nelle tempie e non ne esce più.

Il riff ipnotico ed insistente di ''only shallow'' rende questa traccia uno dei cavalli di battaglia della band irlandese.

Loveless è inoltre ricco di sonorità psichedeliche. Vista anche la vicinanza con gli anni ’80 direi che non c’è proprio da stupirsi. Kevin e la sua voce angelica mettono il punto su tutto ciò che strumentalmente non potrebbe che definirsi già perfetto.

 

Un’altra traccia che ha fatto del suo riff un must listen dei mbv è ''when you sleep''. La canzone in questione rispecchia al 100% l’anima della band: riff martellanti, vocalità eteree e tappeto sonoro che non fanno altro che trasportarti una dimensione senza spazio e tempo, sognante.

 

Non dimentichiamoci del pezzo più dreamy, la ballad di Loveless (se così vogliamo etichettarla), ossia ''sometimes''. Pezzo che, a mio avviso, nato come brano acustico essendo solo chitarra e voce, viene inserito all’interno della tracklist in modo egregio e aumentando quell’atmosfera eterea che si è creata per tutto il disco.

Per tutti gli appassionati del genere e non, prendetevi il vostro tempo: andate in un negozio di dischi (che male non fa) oppure sul più facile e reperibile Spotify. Cuffiette alla mano, riproducete Loveless abbandonandovi al suo meraviglioso rumore.


Brani consigliati: ''only shallow'', ''when you sleep'', ''come in alone'', ''sometimes'', ''what you want''





Esperto di Rock e Indie (e si, anche questo album è stato prenotato nel momento esatto in cui è nata questa rubrica), Alessandro Beghetto (1996) è un uomo a cui piace dilettarsi con varie forme artistiche. Abbiamo già detto dei suoi progetti musicali (Corvo, cliccate per ascoltare gli EP A Pezzi e Non è Mai il Giusto Tempo, e gli Heaven Or Las Vegas, cliccate per ascoltare il loro EP Cose Che Non Ho Mai Vissuto), ma Alessandro ha anche una pagina Instagram interamente dedicata a fotografie artistiche, phipster_off. Dateci un'occhiata, merita! Forse vedrete il suo nome spesso questo mese, preparatevi per molti altri articoli di qualità.



LA CILIEGINA SULLA TORTA: 


Nota di Giovanni Bredo: scusate, non potevo non metterla. Più passa il tempo più mi rendo conto che amo Lost In Translation.

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