Turisti della Democrazia de Lo Stato Sociale compie 10 anni. Parliamone.

 



di Cosima Corrizzato

Lo Stato Sociale. Soffermiamoci sul nome del gruppo perché è stato proprio lui a invogliarmi l’ascolto della band bolognese dell’indie pop composta da: Lodovico Guenzi, Bebo, Alberto Cazzola, Francesco Draicchio e ultimo ma non meno importante, Carota. 

Lo stato sociale indica un insieme di attività pubbliche, dirette a fornire sostegno a chi si trova in stato di bisogno e copertura contro determinati rischi e necessità, esso prevede specifici diritti sociali nonché doveri di contribuzione. È la risposta che sorge dopo i processi di modernizzazione e industrializzazione che nasce in Europa con l’affermazione dello Stato nazionale e delle istituzioni democratiche. Creatosi sulle spinte delle lotte operaie, ha stabilizzato la democrazia cercando di conciliarla con il capitalismo, provando a ridurre le disuguaglianze sociali.

Già da questa breve definizione, emergono molti temi che ricorrono nelle canzoni della band: le accuse contro uno Stato corrotto (siamo l’anno successivo al governo di Silvio Berlusconi), le lamentele contro i tediosi comportamenti alienanti della vita del piccolo-borghese, l’hipsteria, gli sbagli giovanili e l’amore per enigmatiche figure sfuggenti che non è mai sentimento di pienezza ma condizione di fragilità.

Non si giudica un album dalla copertina, così come un libro, ma io in questa sede lo faccio. Turisti della Democrazia ha una cover che riprende i collage d’avanguardia: lo sfondo è astratto e geometrico ma in primo piano spunta un furgoncino Volkswagen (qui targato Garrincha Dischi) che tanto mi ricorda i viaggi on the road dei giovani figli dei fiori degli anni Sessanta. Bene, questo pulmino va a fuoco, tantissime fiamme rosse disegnate si propagano fuori dai finestrini. A fianco, un bambino punta la pistola che impugna contro un suo pari. Se la copertina fosse un’allegoria direi che potrebbe rappresentare il fuoco della rivoluzione che si diffonde e il bimbo armato difende ciò che si sta espandendo. 

Questo disco per me è bellissimo, e lo dico da bimba di Lodo Guenzi che avrebbe voluto un suo cartonato da spassionata groupie girl. Ora che ho esaltato la band che ha cavalcato l’onda dell’indie pop negli anni ’10, tengo a spiegare davvero perché le canzoni di questo album sono dei piccoli capolavori musicali e narrativi insieme. Sono dei microcosmi ricchissimi di intertestualità (il citazionismo è la mia balena bianca). Allora facciamo un gioco: qui in seguito vi propongo una carrellata di canzoni consigliate e vi allego anche qualche opera letteraria, artistica o cinematografica che potrebbe legarsi molto bene con quello che il brano racconta.

- Abbiamo vinto la guerra


In questo brano si festeggia. La guerra viene vinta quasi per caso in un contesto politico di totale anomia e distruzione. Guerra tra oppressi e oppressori, è un inno alla rivendicazione della propria felicità “balla che chiunque un giorno ballerà, guardando sotto i piedi leggerà il tuo nome, libertà”. Questa canzone mi ha sempre accompagnata tornando a casa dalle serate estive del sabato sera, il brano della festa fatto da synth e drum machine pompate a mille. 

Vuoi saperne di più sulle disuguaglianze e sulla lotta di classe? Consiglio Il Capitale di Karl Marx.

Se vuoi ripercorrere gli scenari della classe politica italiana del 2011, consiglio la visione del film di Paolo Sorrentino Loro, incentrato liberamente sulle vicende professionali e private dell’ex premier Berlusconi.

Ti sei sempre sentito vicino ai movimenti dei giovani rivoluzionari ma non sai da dove cominciare? Leggiti il libro scritto dallo Stato Sociale Il movimento è fermo. Sulla stessa scia si colloca il romanzo delle contestazioni giovanili e della scoperta della sessualità Porci Con Le Ali di Marco Lombardo Radice e Lidia Ravera. Se siete dei nostalgici delle proteste di piazza e dell’ideologia sessantottina consiglio Ecce Bombo di Nanni Moretti, poi lui da giovane oltre che a essere un bravo attore è pure bello.

- Mi sono rotto il cazzo


Tutte le verità che avete paura di confessare, in questo brano Lodo Guenzi si fa sincero e le canta tutte. Gli stereotipi che ancora oggi ci perseguitano qui vengono sbugiardati senza peli sulla lingua. Si accusano i critici d’arte, la retorica del greenwashing, lo sfruttatissimo mondo del lavoro e la corruzione delle istituzioni tanto religiose quanto pubbliche.

È vero non siamo Carlo Emilio Gadda, come canta Lodo, ma almeno possiamo leggere quello che lui ha scritto, per la sottile critica politica consiglio Eros e Priapo, un pamphlet satirico scritto tra il 1941 e il 1945 che analizza il ventennio fascista secondo le logiche del desiderio irrazionale. 

Vi piace la verve polemica che attacca il mondo dei consumi che rende felice il piccolo borghese? Allora vi consiglio gli Scritti Corsari e le Lettere Luterane di Pier Paolo Pasolini, le sue opere più feroci che si avvicinano all’invettiva. 

Poi se anche tu noti che qualcosa del Paese non va ma non sai come combattere le solite situazioni ingiuste e deplorevoli ti consiglio il libro d’esordio di Pier Vittorio Tondelli, Altri Libertini che ritrae uno spaccato dell’Italia reduce dagli anni di piombo che entra zoppicante nel decennio degli anni Ottanta.

- Cromosomi

Una delle mie canzoni preferite dell’album. Viene campionata la poesia di Montale Spesso il male di vivere ho incontrato, i primi versi sono presi di peso, ma il disagio esistenziale viene sostituito un vitalismo spensierato. Vengono ribaltati anche molti detti comuni come “il lavoro debilita l’uomo”. A proposito, consiglio Lavorare Stanca di Cesare Pavese, la sua raccolta di poesie e anche Ossi di Seppia di Montale che è sempre bellissima e attuale.


- Vado al mare


“Non ci sei e allora vado al mare, non ci sei e allora scrivo bene, non ci sei e ho qualcosa a cui pensare” così inizia la canzone, con una serie di ripetute anafore che evidenziano un’assenza che mette in moto il pensiero e le azioni. Il brano prosegue poi con l’evocazione di ricordi e afferma “la lontananza è come il vento, porta sempre cose nuove con sé, a volte buone a volte i governi, ma comunque elementi di discussione”. L’assenza è il motore dell’atto creativo e lo dimostrano moltissime opere letterarie, dalla famosissima Beatrice che fa agonizzare Dante, a Laura del Petrarca.

Vi consiglio allora la poesia di Attilio Bertolucci Assenza, L’avventura di due sposi tratta dagli Amori Difficili di Italo Calvino e Inviti Superflui contenuti in Sessanta Racconti di Dino Buzzati.

- Ladro di cuori col bruco


Il brano racconta la ricerca di una presunta lei, che richiama le fattezze di Venere e di Lolita (leggete Lolita di Nabokov se siete pronti ad affrontare un’opera un po' pesante sulla perversa relazione tra un uomo maturo e una ragazzina). Quando i due si trovano, si perdono subito e viene detto “il mio divano in simil pelle è un amaro naufragare”, il verso leopardiano viene ribaltato in senso negativo e prosaico.

Se vi appassiona la straziante vita del poeta marchigiano consiglio la visione de Il Giovane Favoloso di Mario Martone.

- Amore ai tempi dell’ikea


La scrittura di questo brano si fa incerta e più riflessiva, i toni sono sempre giocosi e tendono a sovvertire alcuni luoghi comuni molto banali che talvolta sfuggono dalla logica di senso. Vengono anche nominate figure proprie dei poemi epici e della letteratura classica: Ecuba, regina di Troia e seconda moglie di Priamo, Enea l’eroe virgiliano che alla fine del poema fonda Roma, Euridice e Orfeo, i protagonisti del libro conclusivo delle Georgiche di Virgilio.

Siete appassionati di mitologia classica ma ormai conoscete tutto a memoria? Vi consiglio Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese, una raccolta di ventisette racconti di ambientazione ellenica e pre-ellenica. Se invece cercate qualcosa più di nicchia che sia un magnifico prodotto grafico, correte a leggere Poema a fumetti di Buzzati, una delle prime graphic novel italiane completamente scritta e disegnata dallo scrittore che reinterpreta in chiave contemporanea il mito dei due innamorati.


Turisti della Democrazia più che essere l’album d’esordio della band bolognese, è un album generazionale, un po' come lo è Il sorprendente album d’esordio de I Cani, dell’anno precedente. Entrambi raccolgono tracce e sonorità che inaugurano lo stile musicale degli anni ’10: il synth quasi protagonista, le basi elettroniche ballabilissime e testi disimpegnati ma allo stesso tempo un po' provocanti. Adesso pare vivano un po' di rendita, cercando di cavalcare la stessa onda che però non è più impetuosa come dieci anni fa. Nel complesso però, per quanto mi riguarda è sempre un piacere ascoltare Lo Stato Sociale, una band irriverente che tane volte cerca di emulare lo sprezzante Rino Gaetano. 

Il loro primo album rimane una pietra dell’indie pop, apprezzato ancora sia dagli amanti del genere che non.

P.s. Infinite grazie BBT per avermi regalato l’album

Brani consigliati: ''Abbiamo vinto la guerra'', ''Mi sono rotto il cazzo'', ''Cromosomi'', ''Pop'', ''Seggiovia sull'Oceano''





Cosima Corrizzato (2000) è la nostra consulente di oggi. Diplomata al liceo con indirizzo Scienze Umane, ha passato un periodo nella redazione di Lahar Magazine, scrivendo articoli, curando le uscite della rivista e organizzando eventi. Attualmente studia Lettere all'Università di Padova. Sempre attenta a ciò che la circonda da un punto di vista culturale, la curiosità è una delle sue doti più grandi. Assieme a lei nella foto c'è Laika, che vi ringrazia di aver letto l'articolo.

Commenti

Post più popolari