Blues For The Red Sun dei Kyuss compie 30 anni. Parliamone.
di Marco Palatella Non tutti gli artisti sono così fortunati da avere successo, o quantomeno visibilità, già dal primo disco. Anzi, accade spesso che il primo album di un gruppo, pur essendo il loro “biglietto da visita” nel panorama musicale, non soddisfi le aspettative, risultando troppo anonimo o troppo acerbo, e per questo non molto memorabile. È questo il caso di Wretch , il debut dei Kyuss, che si può definire come un disco hard rock abbastanza standard e leggermente sporcato di grunge, dal suono vagamente grezzo, com’era di moda negli anni ’90, e accolto piuttosto tiepidamente dalla critica e dal pubblico. Eppure, nonostante questo freddo esordio, lo stesso gruppo che nel 1991 ha pubblicato questo disco, nemmeno un anno dopo è stato in grado di fare un salto di qualità a dir poco eclatante, dando vita a Blues For The Red Sun . Sì, perché quest’ultimo album non solo è riuscito a colmare ed evolvere le lacune del precedente, ma ha addirittura creato un sound completamente nuovo